Emergenza rifugiati: aumentano marginalità e disuguaglianze
Sono sempre di più i rifugiati e i richiedenti asilo che vivono in strada, hanno sistemazioni precarie sul territorio di Roma (e non solo) e necessitano di un accompagnamento strutturato
«Ricorderemo il 2023 come l’anno della decretazione d’urgenza in tema di migrazioni». Perché la precarietà è la vera emergenza ed è alto il prezzo che stanno pagando i rifugiati in Italia per la mancanza di investimenti in protezione, accoglienza e inclusione. È tutto raccontato nel rapporto annuale 2024 presentato dal Centro Astalli, sede italiana del Jesuit Refugee Service, e a raccontarlo è Camillo Ripamonti, presidente del centro Astalli.
Il Rapporto del centro sui rifugiati
A fine aprile il Centro Astalli ha presentato il Rapporto annuale 2024, una fotografia aggiornata sulle condizioni di richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2023 si sono rivolti alla struttura. L'immagine rappresenta un quadro dei rifugiati che hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza che il Centro offre a Roma e nelle altre città italiane in cui opera (Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Padova, Trento, Vicenza).
Il rapporto racconta l'aumento delle vulnerabilità fisiche, sanitarie e psicologiche a seguito di viaggi sempre più lunghi e difficili, in mano ai trafficanti, in assenza di vie alternative legali di ingresso. Gli ostacoli burocratici per l’accesso alla richiesta di protezione, un ridotto numero di posti in accoglienza, i tagli ai costi dei servizi di inclusione e la mancanza di opportunità abitative autonome e conseguente impossibilità a immaginare un futuro.
Sono sempre di più i rifugiati e i richiedenti asilo che vivono in strada, hanno sistemazioni precarie sul territorio di Roma (e non solo) e necessitano di un accompagnamento strutturato. Il rapporto descrive la strada fatta in un anno con 22mila migranti forzati, di cui 11mila a Roma.
Accessi ai servizi d'accoglienza
I servizi di prima accoglienza (mense, docce, distribuzione vestiario, ambulatori) hanno registrato nel corso dell’anno un graduale aumento del numero di persone che vi si sono rivolte.
Più di 2.600 utenti hanno usufruito della mensa di Roma che ha distribuito oltre 67mila pasti (erano stati poco più di 46mila nel 2022, con un aumento del 45 per cento). Una percentuale su tutte, il 28 per cento di chi si è rivolto alla mensa di via degli Astalli è richiedente asilo: questo è espressione spesso di servizi inadeguati o gravemente deficitari nei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) o di rifugiati che non sono accolti come dovrebbero.
I dati restituiscono il persistere di situazioni di precarietà e di fragilità che caratterizzano le vite dei migranti forzati a Roma. Non è quindi un caso se i nuovi tesseramenti presso l’accettazione siano aumentati considerevolmente (+39 per cento), così come è in crescita il numero di persone che si sono recate alla mensa di via degli Astalli (+25 per cento) e all’ambulatorio (+48 per cento).
È aumentata la presenza di donne migranti, incremento dovuto al gran numero di ucraine, titolari di protezione temporanea. In crescita anche il numero di cittadini peruviani, colombiani e venezuelani, in fuga dai loro paesi a causa di situazioni di violenza generalizzata e di insicurezza sociale.
Per chi conosce il mondo dei rifugiati sa che esiste una vulnerabilità evidente di persone portatrici di condizioni oggettive, come gli anziani, i minori o le donne in gravidanza, basti pensare che su un totale di 235 persone accolte dal Centro Astalli a Roma, 1 su 6 è stata vittima di tortura e violenza e 1 su 5 ha una vulnerabilità sanitaria.
Il tramonto del diritto d'asilo
La trasformazione del sistema di accoglienza in Italia ha inferto un duro colpo a quell’accoglienza diffusa che ha caratterizzato negli ultimi anni l’impegno di molte realtà, volontarie e non, al servizio dei migranti forzati.
«Non è attraverso l’esternalizzazione, i respingimenti, la mancanza di una vera politica di soccorso in mare e le procedure accelerate alla frontiera che si affronta il fenomeno migratorio. Complessità non è sinonimo di complicazione. Non si affronta quello che è considerato il problema migratorio rimuovendo le persone dal suolo europeo, ma rimuovendo le cause delle migrazioni forzate», ha affermato Ripamonti.
In tutti i servizi del Centro Astalli hanno pesato gli effetti dell’inflazione e delle decretazioni d’urgenza emanate dal governo in materia di immigrazione, che hanno fatto salire esponenzialmente i numeri delle richieste di aiuto per tutto l’arco dell’anno appena trascorso.
L’iter burocratico che affrontano i migranti forzati per il rilascio del permesso di soggiorno sta diventando progressivamente sempre più lungo e farraginoso. I migranti si scontrano con i cambiamenti delle normative e delle prassi dei singoli uffici, che rendono ogni questione burocratica un potenziale labirinto senza uscita.
Ad attese lunghe, anche dodici mesi per il rilascio di un documento temporaneo, idoneo ad esempio all’accesso a servizi pubblici e alla ricerca di lavoro, si sommano gli ostacoli amministrativi che ne derivano, come l’impossibilità dell’ottenimento di un'identità digitale, dell’apertura di conti bancari, dell’attivazione di contratti lavorativi.
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