Ecco le sette proposte dei residenti del Centro per le Occupazioni di suolo pubblico
- Edoardo Iacolucci
- 20 feb
- Tempo di lettura: 3 min
Secondo la Racv, il testo attuale presenta numerose criticità che potrebbero avere un impatto negativo sulla vivibilità della città, in particolare nelle aree storiche e residenziali

La Rete di Associazioni per una Città Vivibile (Racv) ha espresso forti critiche al nuovo Regolamento Osp (Occupazioni di Suolo Pubblico) proposto dall'Amministrazione comunale. Secondo i residenti del Centro storico, il testo attuale presenta numerose criticità che potrebbero avere un impatto negativo sulla vivibilità della città, in particolare nelle aree storiche e residenziali. Di seguito, le sette principali proposte avanzate dalla Racv per migliorare il regolamento.
1. Mantenimento dei Piani di massima occupabilità (Pmo)
L'abolizione dei Pmo, attualmente in vigore nei rioni del Centro Storico, consentirebbe un aumento indiscriminato delle Osp, anche in aree già sature. La Racv propone di mantenere questi piani per garantire un controllo sulle nuove concessioni e preservare il decoro urbano.
2. Esclusione delle attività alberghiere dalle nuove concessioni Osp
Il nuovo regolamento prevede l'estensione delle Osp alle strutture alberghiere dotate di ristoranti o bar al piano terra. Le attività alberghiere non sono soggette ai limiti di contingentamento imposti agli altri esercizi di somministrazione, il che potrebbe portare a un'espansione incontrollata. La Racv chiede di escludere gli alberghi da questa possibilità, per evitare un ulteriore aumento dell'occupazione del suolo pubblico.
3. Eliminazione della premialità del 20 per cento per i piani unitari
Il regolamento consente un aumento del 20 per cento della superficie Osp per le attività che aderiscono a piani unitari, anche in deroga al catalogo arredi. La Racv ritiene che questa misura incentivi un'eccessiva espansione delle occupazioni, penalizzando il decoro urbano e la fruibilità degli spazi pubblici.
4. Ridefinizione del criterio di calcolo della superficie Osp
L'attuale proposta prevede che la superficie Osp sia commisurata alla superficie interna dell'attività, includendo non solo le aree di somministrazione, ma anche cucine, locali di lavorazione e bagni. Questo criterio sovrastima la reale necessità di spazio esterno e potrebbe portare a un'eccessiva concessione di suolo pubblico. La Racv propone di rivedere questa metodologia, limitandola alle sole superfici destinate alla somministrazione.
5. Salvaguardia degli spazi di sosta per i veicoli
Il regolamento attuale rischia di ridurre ulteriormente i posti auto disponibili, soprattutto nel sito Unesco e in altre aree di pregio già congestionate. La Racv chiede di preservare gli spazi di sosta per residenti e servizi essenziali, evitando che le Osp compromettano la mobilità urbana.
6. Maggiori prescrizioni per la sicurezza e la fruibilità degli spazi
Il testo attuale non prevede sufficienti misure per garantire la sicurezza pedonale, specialmente nelle vie prive di marciapiedi rialzati, dove si concentra l'80 per cento delle OSP. Inoltre, manca una regolamentazione chiara per proteggere gli accessi a edifici, uscite metro e percorsi di emergenza. La Racv propone di integrare il regolamento con specifiche prescrizioni per tutelare la sicurezza e la fruibilità degli spazi pubblici.
7. Rafforzamento delle sanzioni contro le Osp abusive
Nonostante la diffusa problematica dell'occupazione abusiva del suolo pubblico, il regolamento non prevede un inasprimento delle sanzioni né una semplificazione delle procedure di controllo. La Racv chiede un rafforzamento delle misure sanzionatorie e un sistema di verifica più efficace per contrastare gli abusi e garantire il rispetto delle regole.
La Racv denuncia il mancato coinvolgimento delle associazioni e dei municipi nel processo di revisione del regolamento e annuncia la propria opposizione all'approvazione del testo attuale. L'obiettivo è garantire una regolamentazione equa ed equilibrata, che tenga conto delle esigenze di vivibilità della città senza favorire una deregulation dannosa per il patrimonio storico e la qualità della vita dei cittadini.