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Camilla Palladino

Dal cassonetto allo smaltimento: il lungo percorso dei rifiuti di Roma

Con l'aiuto dei dati forniti dall'Ama, La Capitale ha ricostruito il tortuoso percorso che gli scarti dei romani fanno dai cassonetti agli impianti

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(Immagine di repertorio)

Uscire di casa per buttare la spazzatura è un gesto talmente radicato nella quotidianità dei cittadini da passare inosservato. Eppure, da quel momento, per i sacchetti dell'immondizia inizia un lungo viaggio per il Lazio, per l'Italia e (in alcuni casi) per l'Olanda. Al momento infatti Roma non è ancora autosufficiente in tema di smaltimento e questo innesca un problema che si ripercuote su tutto il ciclo dei rifiuti. Con l'aiuto dei dati forniti dall'Ama, La Capitale ha ricostruito il tortuoso percorso che gli scarti dei romani fanno dai cassonetti agli impianti. Prima, tuttavia, è necessario fare un passo indietro e analizzare ciò che finisce nei contenitori della municipalizzata dei rifiuti di Roma.


I rifiuti prodotti a Roma

La nostra città, la più grande d'Italia con i suoi 1287 chilometri quadrati, produce circa un milione e 600mila tonnellate di rifiuti ogni anno. Una cifra che corrisponde ai rifiuti prodotti da Milano, Firenze e Napoli messe insieme. Di queste, 850mila tonnellate vengono raccolte in maniera indifferenziata, le restanti 750mila in maniera differenziata. E qui sorge il primo nodo: la percentuale di raccolta differenziata a Roma è al di sotto della media nazionale, che secondo gli ultimi dati Istat nel 2022 si attestava al 65,2 per cento. Per ora la Capitale si ferma al 47 per cento, l'obiettivo è di raggiungere il 52 per cento nei prossimi 2 anni e il 60 per cento entro il 2028.


Il destino dei rifiuti differenziati

Una volta separati i rifiuti differenziati dagli indifferenziati, i percorsi si dividono. I materiali riciclabili sono composti per il 34 per cento dall’organico, per il 33 per cento da carta e cartone, per il 10 per cento da vetro, per l’8 per cento da plastica e metalli, e per il restante 15 per cento da legno, rifiuti inerti, e «terre di spazzamento» (i cosiddetti rifiuti da spazzamento stradale, cioè quelli che vengono raccolti durante la pulizia delle strade). Tra questi l'organico, circa un terzo dei rifiuti differenziati che ammonta dunque a 250mila tonnellate annue, viene inviato principalmente in due biodigestori che si trovano uno in Friuli-Venezia Giulia e l'altro in Veneto. Tutti gli altri differenziati (più di 490mila tonnellate) si dirigono verso gli impianti di riciclo: strutture che si trovano principalmente nel Lazio, ma fuori dal territorio di Roma Capitale.

 

Il percorso dell'indifferenziato

Un discorso diverso va fatto per i materiali non riciclabili. Le 850mila tonnellate di rifiuti indifferenziati prodotte ogni anno a Roma vengono spedite negli impianti di trattamento meccanico, subiscono un procedimento industriale che le trasforma in ecoballe (cilindri di grosse dimensioni in cui si compattano i rifiuti solidi urbani una volta trattati) e successivamente vengono inviate negli impianti di termovalorizzazione sparsi nella Regione, nel resto del Paese e all'estero. Nello specifico, l'88 per cento dei rifiuti termina il suo viaggio nel Lazio, l’8,5 per cento nel resto d’Italia e il 3,26 per cento in Olanda.

 

I nuovi impianti previsti dall'Ama

Si conclude così il lungo percorso che gli scarti romani devono fare prima di essere smaltiti fuori città. Un itinerario da cui emerge l'esigenza di Roma di chiudere il ciclo dei rifiuti e diventare autosufficiente, in modo da scongiurare le criticità che periodicamente si sono verificate negli ultimi anni. Per questo Ama sta lavorando alla realizzazione entro il 2025 di quattro nuovi impianti. L'iter per l'inizio dei lavori è a buon punto: le quattro gare sono già state aggiudicate. La spesa sarà in parte sostenuta dal Campidoglio: l’assemblea capitolina ha deliberato lo stanziamento di 141 milioni di euro che andranno ad aggiungersi ai fondi del «decreto aiuti», pari a 187 milioni di euro, per un investimento totale da 328 milioni di euro. A questi si aggiungerà il futuro termovalorizzatore, che consentirà di smaltire la frazione restante, rendendo la Capitale finalmente in grado di trattare l’intero ciclo dei rifiuti all’interno del suo territorio.


Quanti rifiuti potranno trattare i nuovi impianti

Presto dunque partiranno gli interventi per la costruzione dei due biodigestori per il trattamento dei rifiuti organici, uno a Casal Selce e l'altro a Cesano, che avranno una capacità di trattamento complessiva di 200mila tonnellate annue e permetteranno di ottenere alla fine del ciclo sia compost che biometano. Biogas che andrà ad alimentare la flotta Ama, realizzando una vera e propria autonomia circolare. Per quanto riguarda i due impianti per il recupero e il trattamento di carta e multimateriale (plastica, alluminio e vetro), saranno posizionati a Rocca Cencia e a Ponte Malnome e potranno trattare 200mila tonnellate all’anno di materiali (100mila di carta e 100mila di multimateriale). Quando questi impianti saranno operativi, per concludere, Ama avrà la possibilità di trattare autonomamente in maniera differenziata 400mila tonnellate di rifiuti l’anno.

 


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