Crostacei con le chele legate, sanzionati negozianti romani. Lav: «Esiste un divieto del 2005»
Gli accertamenti della polizia hanno dato confermato le violazioni e sono state elevate sanzioni ai negozianti
Nei mesi scorsi, con diversi esposti, la sezione romana della Lega antivivisezione ha chiesto l'intervento della polizia municipale presso diversi esercizi commerciali che detenevano crostacei con le chele permanentemente legate, colti in violazione delle norme vigenti sulla tutela degli animali. Durante i controlli, è stato accertato che all’interno dei punti vendita i crostacei, in particolare aragoste e astici, venivano detenuti con le chele legate, una pratica vietata dal Regolamento comunale.
Gli accertamenti della polizia hanno dato confermato le violazioni e state elevate sanzioni ai negozianti. Alcuni comuni hanno espressamente vietato questa pratica nei propri Regolamenti comunali. A Roma il divieto sussiste già dal 2005.
«La pratica di tenere astici e aragoste in acquari con le chele legate è estremamente diffusa a Roma», spiega la Lav. Non è raro vedere nei supermercati e nei ristoranti esemplari ammassati e con poca acqua. Un documento medico-scientifico redatto nel 2007 dal Centro di referenza nazionale per il benessere degli animali dell'istituto zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna, sostiene che la legatura prolungata delle chele «oltre a determinare atrofia muscolare e inibizione dell'alimentazione se naturale, causa la ben più importante interferenza con i comportamenti di minaccia/difesa. L'applicazione della banda in animali freschi di muta può distorcere e indebolire le chele».
In previsione delle festività natalizie e dell'aumento esponenziale del consumo di aragoste e astici, La Lav di Roma organizzerà con i suoi attivisti verifiche presso supermercati e ristoranti su tutto il territorio comunale. «Al di là delle leggi esistenti che puniscono e sanzionano certi comportamenti, ci appelliamo alla sensibilità dei consumatori. L'invito che rivolgiamo ai cittadini è sempre quello di effettuare acquisti senza crudeltà e pensare a chi e non a cosa mettiamo nei nostri piatti», hanno poi concluso gli animalisti.
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