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Colf e badanti, un settore in crisi: nel 2024 oltre 23mila in meno. Nel Lazio il secondo numero più alto

  • Immagine del redattore:  Redazione La Capitale
    Redazione La Capitale
  • 18 giu
  • Tempo di lettura: 2 min

Il calo riguarda sia uomini che donne, ma i dati mostrano che a soffrire di più sono i lavoratori maschi

Anche nel 2024 scende il numero dei lavoratori domestici regolari in Italia e guardando ai dati regionali, il Lazio si conferma la seconda regione italiana per numero di lavoratori domestici, con 115.413 iscritti. Secondo i dati diffusi da Inps durante il convegno “Il lavoro domestico in Italia: una risorsa strategica per il welfare e l’economia”, sono stati 817.403 i lavoratori iscritti, con una diminuzione del due virgola sette percento rispetto al 2023, pari a 23.036 persone in meno.


Numeri dovuti alla crescita dei costi delle famiglie, che fanno contrarre la domanda perchè sempre più lavoratrici, non potendo far fronte alle spese in aumento, rinunciano al lavoro per occuparsi dell’assistenza ai familiari.


Un calo meno marcato rispetto agli anni precedenti, ma che conferma un trend in discesa cominciato nel 2022. La flessione arriva dopo l’aumento registrato nel biennio 2020-2021, spinto dalle regolarizzazioni post-Covid previste dal Decreto Rilancio. Fenomeni simili si erano già visti in passato, dopo le sanatorie del 2009 e del 2012, che avevano fatto emergere molti rapporti di lavoro sommerso, per poi vedere i numeri tornare a scendere.


Sempre più donne, sempre meno uomini

Il calo riguarda sia uomini che donne, ma i dati mostrano che a soffrire di più sono i lavoratori maschi. Nel 2024, gli uomini sono scesi sotto quota 91mila, segnando un meno 7 percento rispetto all’anno precedente. Al contrario, la presenza femminile non solo è stabile, ma in crescita. Oggi le donne rappresentano 88,9 percento del totale, con 726.589 lavoratrici. È la percentuale più alta registrata negli ultimi sei anni.


Il Lazio si conferma la seconda regione italiana per numero di colf e badanti. Anche qui dominano le donne (85,1percento), ma la quota maschile (14,9 percento) è leggermente superiore alla media nazionale. Un possibile segnale di una maggiore richiesta di assistenza continuativa o di profili adatti a situazioni familiari più complesse.


Savia: «Formazione, legalità e tutele. Basta lasciare tutto sulle spalle delle famiglie»

Durante il convegno è intervenuto anche Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione, che ha lanciato un messaggio chiaro: «Il lavoro domestico non può più essere considerato una questione privata: è una realtà che coinvolge milioni di famiglie e lavoratori. Serve un impegno serio in termini di legalità e responsabilità sociale» – ha detto.


E ha aggiunto: «Bisogna costruire una strategia nazionale condivisa, con incentivi, tutele adeguate e soprattutto percorsi formativi seri. La formazione è fondamentale per garantire qualità nell’assistenza e per valorizzare chi, ogni giorno, svolge un ruolo delicato e fondamentale nelle case degli italiani».


Savia ha anche sottolineato il bisogno di maggiore sostegno alle famiglie: «Serve una cultura della legalità e della dignità del lavoro, strumenti fiscali equi e politiche pubbliche che riconoscano il valore sociale del lavoro di cura. Oggi il peso ricade quasi tutto sulle famiglie, e questo non è più sostenibile».









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