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Cinema romani a rischio: la politica fa polemica di fronte a un futuro incerto

Giacomo Zito

Aggiornamento: 5 feb

L'assessore Smeriglio propone una via, mentre il presidente di Regione Rocca promette un tavolo con i rappresentanti di settore. Trenta cinema a Roma, intanto, rischiano di non sopravvivere alla crisi dell'industria e sul futuro c'è molta incertezza


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Si accende la polemica politica sul futuro dei cinema romani. Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca è intervenuto in difesa del suo operato dopo la polemica sorta in merito al possibile cambio di destinazione d'uso di trenta sale della Capitale, oggi chiuse.


Il suo intervento arriva dopo un'accesa discussione politica sulla destinazione delle sale e dopo l'amara intervista rilasciata da Carlo Verdone, che aveva attirato le attenzioni del mondo del cinema. Proprio con l'attore, fa sapere Rocca, c'è stato un confronto telefonico. «Io non sono un tecnico, ho semplicemente espresso una preoccupazione», ha detto Rocca.


Dalle dichiarazioni del presidente è quindi giunta una promessa: «In settimana ci sarà un tavolo dove incontreremo sia i rappresentanti degli esercenti, sia l'Anica e vediamo di trovare una soluzione».


Il resoconto della vicenda

La polemica va avanti da tempo e riguarda una questione molto longeva come quella dedicata alla crisi del settore cinematografico. Ultimamente, però, è tornata ad accendersi a seguito dell'intervista rilasciata da Verdone ad AdnKronos. Esprimendo «grande tristezza», l'attore ha sottolineato come Roma si stia trasformando in «una città culinaria-turistica».


Il riferimento di Verdone in questa ammonizione è sulla discussione attorno alla possibilità che i cinema vengano riconvertiti in attività con finalità ludiche o gastronomiche. A dare man forte a questi dubbi è il lavoro in corso in Regione, dove con la proposta legislativa 171 sulla semplificazione urbanistica si prevede la rimozione di ogni vincolo e il totale cambio di destinazione d'uso per i cinema che hanno chiuso.


La vendita di nove sale, in passato gestite dalla Massimo Ferrero Cinemas, a un fondo olandese, i cui intenti sulla destinazione d'uso delle sale sono ancora incerti, ha portato a una levata di scudi della Hollywood italiana.


La questione si è quindi presto trasformata in un acceso dibattito politico, rincarato dall'iniziativa del Pd romano di sabato scorso davanti al Cinema Barberini. Da lì il presidente Enzo Foschi ha dato il via alla raccolta firme per «scongiurare la possibilità che i cinema si trasformino da luoghi di incontro e cultura in supermercati o attività commerciali», si legge nella pagina Facebook della sezione cittadina del partito.


Anche l'opposizione di via della Pisana si è esposta chiedendo un confronto più ragionato. «Le sale non rappresentano semplici edifici, ma luoghi di incontro, scambio, socialità e di diffusione della cultura - scrive in una nota il capogruppo in Consiglio regionale di Verdi e Sinistra, Claudio Marotta -. La proposta di testo unico sull'urbanistica avanzata dalla giunta Rocca sta sollevando preoccupazioni sul rischio di impoverire ancor di più questo patrimonio, trasformando spazi storici - conclude Marotta - attraverso un definitivo cambio di destinazione d'uso».


Il futuro dei cinema romani

In difesa del futuro dei cinema romani c'è quindi l'interesse bipartisan della galassia politica cittadina e regionale. Per il presidente Rocca, però, la questione non riguarda in particolare la sua amministrazione.


«Tanti cinema chiusi - ha spiegato Rocca - e certo non per scelta di questa Regione, ma per effetto di cattive politiche nazionali e comunali che stanno pagando il prezzo in quello che è uno dei settori più importanti. Sono le sale grandi che non esistono praticamente più, ma questo non accade solo a Roma, [...] oggi si offre un'esperienza».


Interrogato sulla questione in un'intervista al Corriere della Sera, è l'assessore alla Cultura di Roma Massimiliano Smeriglio a indicare una via su cui procedere. Il lavoro sul mantenimento delle sale, dice Smeriglio, dovrebbe passare attraverso un insieme di proposte culturali che possano ridare vita agli spazi.


L'esempio virtuoso, secondo Smeriglio, è quello del Cinema Troisi, il monumentale monosala di Trastevere rimesso in attività dall'associazione Piccolo America, che oltre ad aver riaperto la sala offre spazio a un bar e un'aula studio aperta h24 e 7 giorni su 7.


Sarà da capire in questi giorni se e come le due amministrazioni, comunale e regionale, si confronteranno sul tema. Ad oggi sembra chiaro che, nonostante si segua la stessa direzione, si continui a fare spallate da una parte all'altra.


A rischiare, in tutto ciò, è il futuro di tanti cinema storici romani, in attesa di trovare un progetto capace di dargli il futuro che meritano in una delle capitali mondiali della settima arte.

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