- Camilla Palladino
Caritas, a Roma 16.600 famiglie in attesa di alloggio. Catarci: «Residenza è diritto fondamentale»
I dati emersi durante la presentazione del terzo quaderno di formazione della collana «Sguardi. Invisibilità e diritti» della Caritas di Roma e il commento dell'assessore capitolino alle Politiche del personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al territorio per la città dei 15 minuti
Quasi 30mila famiglie hanno chiesto al Campidoglio un contributo per pagare l'affitto e 16.600 nuclei sono ancora in attesa di un alloggio popolare. Sono solo due dei dati emersi durante la presentazione del terzo quaderno di formazione della collana «Sguardi. Invisibilità e diritti», l'approfondimento sulla residenza anagrafica per le persone senza dimora e la loro iscrizione al Servizio sanitario nazionale con statistiche, aggiornamenti legislativi, esperienze concrete e proposte rivolte alle istituzioni, agli enti locali e alle comunità parrocchiali. A questi numeri si aggiungono poi altri elementi preoccupanti, a partire dall'attesa media per una casa popolare che nella Capitale è di 10 anni (mentre a Torino, per fare un confronto, è di 18 mesi).
Sfratti, occupazioni e censimenti
I provvedimenti di sfratto sono triplicati nel giro di pochi anni, arrivando nel 2022 a 6.591, di cui 2.784 eseguiti con la forza pubblica. Di queste persone, tuttavia, tante sono state cacciate di casa «per morosità incolpevole, dovuta cioè all’impossibilità di pagare quanto dovuto», è scritto sul report. E poi ci sono le famiglie in emergenza abitativa: mille nuclei sono ospitati a spese del Campidoglio, ma altri 4mila vivono in alloggi occupati senza titolo. Infine il rapporto analizza i numeri di chi non ha un posto in cui stare, a partire dal censimento al 31 dicembre 2021 realizzato dall'Istat nei 121 comuni dell’area metropolitana di Roma, la maggior parte dei quali, nel territorio della Capitale. Fino a tre anni fa, i «senza tetto e senza fissa dimora» erano 23.420. Un altro censimento è stato poi realizzato il 20 aprile 2024 dall’Istat e dal comune, con la collaborazione di ben 1962 volontari, e ha permesso di individuare 2.204 persone che trascorrono la notte in strada nella sola area dell’anello ferroviario di Roma, comprese le stazioni ferroviarie di Roma Ostiense, Tiburtina, Trastevere e Tuscolana e nei quartieri residenziali del X municipio (Ostia).
Trincia (Caritas): «A Roma un grave e inaccettabile problema abitativo»
«Senza residenza - spiega Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma - si è costretti a diventare invisibili e viene meno la cittadinanza ed è per questo che il primo passo da compiere per aumentare la sicurezza di tutti è quello di tutelare i diritti di chi è ai margini. La prima grande mancanza per coloro che vivono in strada, oltre ad un tetto decoroso, è l’assenza di diritti e, con essa, la privazione della dignità di essere umano». E «se l’impossibilità di avere una residenza è un problema grave nel nostro Paese, lo è ancor di più in una città come Roma dove, da oltre mezzo secolo, permane un grave e inaccettabile problema abitativo», prosegue Trincia, sottolineando tuttavia che «Roma è la prima città in Italia a stabilire che quello della residenza è un diritto sacrosanto e bisogna iscrivere all’anagrafe le persone che si trovano in città, anche se vivono in situazioni di disagio e irregolarità». In effetti, come ricordato dal direttore della Caritas romana, quello della residenza «è un diritto soggettivo, ribadito più volte dalla Corte di Cassazione. Un diritto per tutti gli italiani e gli stranieri regolarmente soggiornanti. Malgrado ciò, la stragrande maggioranza dei comuni italiani tende a non dare la residenza alle persone povere».
Catarci: «In un anno e mezzo circa 3.500 persone in disagio abitativo iscritte all'anagrafe»
In risposta al report, è arrivato il commento di Andrea Catarci, assessore capitolino alle Politiche del personale, al Decentramento, Partecipazione e Servizi al territorio per la città dei 15 minuti, che ha espresso «sincero apprezzamento per le parole del direttore della Caritas» di Roma. Catarci ha infatti ribadito che Roma «è la prima città in Italia a sancire la residenza come un diritto fondamentale, un traguardo di enorme significato per garantire a tutti i cittadini il riconoscimento di uno status fondamentale per l'accesso a ulteriori diritti».
Ma come? «Grazie alla direttiva 1/22 del sindaco Gualtieri (per riconoscere residenza e diritti agli occupati ritenuti fragili, ndr) e alle disposizioni operative, in deroga al disumano e cinico decreto Lupi del 2014, in un anno e mezzo hanno ottenuto l'iscrizione anagrafica circa 3.500 persone in disagio abitativo e meritevoli di tutela per le difficoltose condizioni socio-economiche: sono state messe, così, nelle condizioni di accedere a diritti fondamentali quali l’istruzione per i figli, il medico di base, l’allaccio delle utenze di acqua ed energia». Ma anche con un altro provvedimento: «Abbiamo reso possibile a chi è sprovvisto di dimora abituale di procedere autonomamente e direttamente alla richiesta di iscrizione all'indirizzo virtuale di via Modesta Valenti, presso l’ufficio anagrafico del municipio territorialmente competente, senza il preventivo intervento del servizio sociale».
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