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Caos nel carcere minorile di Casal del Marmo: «Incendi e aggressioni agli agenti»

Redazione La Capitale

A denunciare gli episodi di violenza nel carcere minorile di Casal del Marmo il segretario regionale del sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe), Maurizio Somma

Il carcere minorile di Casal del Marmo
Il carcere minorile di Casal del Marmo

Incendi appiccati nelle celle e armi rudimentali per aggredire gli agenti. A denunciare gli episodi di violenza nel carcere minorile di Casal del Marmo il segretario regionale del sindacato autonomo di Polizia penitenziaria (Sappe), Maurizio Somma. A partire da quanto avvenuto giovedì scorso, 12 dicembre, quando cinque detenuti «hanno bruciato contemporaneamente tre celle nel Reparto maggiorenni con l'intento di fare uscire dalle celle» altri detenuti rivali «e provocare una rissa, senza però riuscirci», visto l'intervento immediato della polizia penitenziaria e dei vigili del Fuoco che hanno domato le fiamme con gli estintori.


Somma spiega poi che «contemporaneamente a tutto questo, nel Reparto femminile ci sono stati due principi di incendio che altri agenti sono riusciti a bloccare in tempo da parte di due detenute maggiorenni, che a quanto pare neanche potrebbero stare nello stesso reparto in quanto sorelle. Le donne già da qualche giorno provocano eventi critici continuamente, ma non si riesce a prendere nessun provvedimento nei confronti di queste detenute che peraltro sono anche aggressive nei confronti del personale di Polizia penitenziaria, armandosi di rudimentali punteruoli. Oggi invece (sabato 14 dicembre, ndr) è stato trovato e sequestrato un telefono in cella ad un detenuto italiano maggiorenne».


Per questo Donato Capece, segretario generale del Sappe, nell'esprimere vicinanza e solidarietà ai poliziotti penitenziari di Roma, sottolinea «il fallimento del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, nato per rispondere all'esigenza legittima di interventi specifici nella cosiddetta esecuzione penale esterna. Tanto che diversi anni fa le competenze degli Uepe sono passati al Dgmc nell'ottica di una specializzazione di tale dipartimento nell'intervento sulle misure alternative. Per assolvere ai suoi compiti e attivare interventi di natura preventiva nel settore del disagio minorile, il Dgmc prevedeva servizi innovativi quali i Centri di Prima Accoglienza e i Centri Diurni Polifunzionali».


E ancora: «Qualche anno fa, tuttavia, alcuni Cpa sono stati soppressi o annessi e oggi ci si rende conto dell'errore di una simile determinazione, che noi come Sappe abbiamo osteggiato fino all'ultimo, giacché se ne richiede a gran voce la loro riapertura. Tutto ciò ha provocato come conseguenza quella della creazione di un clone del Dap con la gran massa di energie impegnate nel controllo di 500 minori detenuti confermando il carcere dei giovani adulti fino al compimento del 25esimo anno di età, questa è una delle ragioni principali dell'attuale ingovernabilità delle carceri minorili. Inoltre, qualche settimana fa, la bozza di decreto del ministro della Giustizia ha soppresso molti Centri diurni polifunzionali, unico presidio, in parecchie realtà, di intervento sul malessere giovanile».


Aggiunge infine il leader del Sappe: «Da qualche tempo, si sente parlare della riapertura delle comunità chiuse non molto tempo fa perché esageratamente onerose, totalmente fuori controllo e affidate non al Corpo di Polizia Penitenziaria, ma a privati in convenzione con specifici e costosi contratti. Se non si tiene nel debito conto la professionalità dei baschi azzurri nessun servizio e nessuna sperimentazione potrà avere la benché minima possibilità di successo. In più, l'aver distolto energie per fare quello che il Dgmc non è in grado di fare, ossia gestire strutture detentive con modalità che non tengono conto del modificarsi dei minori detenuti, ha distolto energie e risorse all'area extramoenia. Il che è, per noi concausa del sovraffollamento carcerario e per questo torna a chiedere provvedimenti al ministero della Giustizia».


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