Cantieri, il racconto di un tassista romano: «Corse dimezzate per il traffico rispetto ad agosto»
Aggiornamento: 25 set
La Capitale ha intervistato Fulvio Corrieri, tassista romano che racconta il suo lavoro quotidiano sui suoi canali social a migliaia di follower, per avere una testimonianza della situazione della viabilità nel centro di Roma a meno di cento giorni dall'apertura della Porta Santa
Quasi venti minuti per fare due chilometri, corse dimezzate per il tempo speso in mezzo al traffico. È questa la fotografia del centro di Roma a meno di cento giorni dall'apertura della Porta Santa scattata da Fulvio Corrieri, tassista romano che racconta il suo lavoro quotidiano sui suoi canali social a migliaia di follower. Dalle decine di cantieri aperti per il Giubileo al cosiddetto parcheggio selvaggio, passando per lo stato di degrado in cui versa la zona della stazione Termini.
Roma è costellata di cantieri, a partire da quelli aperti per il Giubileo che si concentrano nel centro della città. Lo stesso quadrante in cui i taxi lavorano di più. Come sta andando la convivenza con il traffico?
«Su questo devo fare una premessa: penso che non ci sia nessuno a Roma contrario ai cantieri per partito preso. Il punto è che spesso non vengono rispettate le date di consegna dei lavori. Per esempio, se bisogna prendere in considerazione quello che c'è scritto sui cartelli appesi alle transenne, su piazza della Repubblica c'è un ritardo di tre mesi, su piazza dei Cinquecento di quattro. In generale a Roma c'è una media di cinque mesi di ritardo sulla chiusura dei cantieri. Io capisco la volontà di migliorare la città, perché che quello sia l'obiettivo è indubbio, ma non mi spiego perché i cantieri vengono solo aperti e mai chiusi. Già Roma non è famosa per il suo traffico scorrevole, così diventa veramente problematico».
A volte sui suoi canali social condivide il tempo che impiega attualmente per percorrere pochi chilometri. Quali sono gli itinerari peggiori allo stato attuale?
«Giusto la settimana scorsa ci ho messo 18 minuti per arrivare da via del Corso a Termini. Un percorso di appena due chilometri. Dovevo fare quasi esclusivamente via del Tritone dove non ci sono neanche cantieri, ma è stata ristretta la carreggiata e sono stati ampliati i marciapiedi. In più, con il passaggio degli autobus e la corsia preferenziale che spesso non viene rispettata perché non ci sono le telecamere, la strada si ingorga. Per non parlare di quando devo passare per piazza Venezia per arrivare alla stazione: devo scegliere se metterci 25 minuti o 18 per fare due o tre chilometri, è assurdo».
Tutto questo quanto pesa sul lavoro quotidiano? Ad agosto, per esempio, quante corse in più riusciva a fare?
«La media su agosto è stata veramente bellissima perché sono rimasto sulle 20-25 corse ogni 10 ore di lavoro, significa una media di più di due corse all'ora. Adesso, invece, quando in 10 ore arrivo a 15 corse devo stappare lo spumante. Faccio 10 corse in meno al giorno, circa. E non è un problema per il guadagno, ma per il servizio. Le persone spesso si lamentano per la mancanza di taxi, senza pensare che anche noi restiamo bloccati nel traffico come tutti gli altri. Un esempio sono le file che si creano a Termini. Si tratta della seconda stazione per flusso di clienti in Europa, quindi se non ci viene dato il modo di arrivarci con delle preferenziali, o chiudendo i cantieri, è ovvio che l'attesa si allunga».
Secondo lei quali sono le zone più critiche al momento?
«Sono due, a pari merito secondo me. Una è diventata critica recentemente, l'altra lo è sempre stata. La prima è piazza Venezia e in generale il quadrante che comprende anche via del Tritone, via del Corso e stazione Termini. Quella è la zona peggiore da quando è iniziato il cantiere. La seconda è piazza Risorgimento. Dal momento in cui hanno cambiato la viabilità sto vedendo dei rallentamenti pazzeschi, con file di macchine che partono da piazzale degli Eroi anche di sabato mattina. Il cantiere per pedonalizzarne una parte è iniziato da pochi giorni e già ha ingorgato tutto. E anche quella zona era trafficata ancora prima dei lavori: l'incrocio tra via Leone IV e viale Vaticano è sempre pattugliato dai vigili urbani per questo motivo. Alcuni semafori a Roma sono pazzeschi, quello è uno tra tanti. E adesso con la semi-pedonalizzazione di Piazza Risorgimento, "meglio me sento" come si dice a Roma».
C'è il timore, con questa situazione, di non riuscire a reggere l'arrivo di milioni di pellegrini per il Giubileo?
«Il timore è una certezza, ma la certezza è che mancheranno i taxi perché mancherà qualsiasi tipo di trasporto pubblico se non saranno pronti la metro, i tram, gli autobus. I taxi sono gli ultimi della "catena alimentare" del trasporto pubblico. Principalmente le persone dovrebbero prendere autobus, metro e tram. Se quelli non ci sono l'utenza si riversa sui taxi, ma non è possibile pensare che possano coprire la mancanza di tutto».
Un altro tema di cui si occupa spesso sui social è la sicurezza stradale. Quali sono le abitudini più pericolose dei romani per la strada?
«L'abitudine più pericolosa è il famoso "rosso fresco". Cioè quelli che passano uno o due secondi dopo che il semaforo è diventato rosso. Lo fanno tutti, li vedo ogni giorno: macchine, motorini, monopattini, biciclette... Un'altra, meno pericolosa ma molto fastidiosa, è il parcheggio in doppia fila o in altri posti vietati come le preferenziali. Crea un traffico poco intelligente. Riguarda anche monopattini e bici a noleggio, che vengono lasciati ovunque. In curva, in mezzo alle strade riservate ai taxi. Più volte mi è capitato, con i clienti in macchina, di dover scendere per spostare un mezzo. Bisogna dire che anche i pedoni spesso adottano comportamenti rischiosi: tanti ormai camminano col cellulare in mano, anche quando attraversano».
Quali sono le critiche o i complimenti a Roma che sente più spesso dai turisti?
«Ovviamente tutti restano colpiti dalla storia, la cultura, l'architettura di Roma. Per quanto riguarda la parte negativa, diciamo che Termini non è un buon biglietto da visita. In piazza dei Cinquecento, a cinque metri dal posteggio dei taxi, ci stanno le tende di clochard che a volte girano nudi, che fanno i loro bisogni per strada. Le persone mi chiedono se è sempre stato così, io provo a spiegare che siamo in una situazione di emergenza».
La situazione sicurezza è migliorata ultimamente in quel quadrante?
«Noi con il taxi non entriamo dentro la stazione, quindi non so com'è sotto, il lato della metro. All'esterno si tratta più che altro di degrado. Solo una volta mi è capitato di essere al centro di via Marsala quando tre o quattro poliziotto hanno sfoderato le pistole contro un ragazzo che li minacciava col coltello (a giugno 2021, ndr). Però è stato un episodio in cinque anni di lavoro, quindi per la mia esperienza non sono episodi così frequenti».
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