Cannabis, a rischio negozi e posti di lavoro nella Capitale ma la decisione del Tar potrebbe bloccare il Governo
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva l'estratto di canapa nella tabella degli stupefacenti. Nel frattempo è in corso alla Camera la discussione sul Ddl Sicurezza, un maxi provvedimento che contiene anche nuove disposizioni sulla cannabis light.
Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del ministero della Salute che inseriva le composizioni orali contenenti cannabidiolo (estratto ottenuto dalla cannabis, ndr), nella tabella degli stupefacenti, vietandone la vendita negli shop, nei tabacchi e nelle erboristerie e consentendola soltanto alle farmacie. Il ricorso era stato presentato dagli Imprenditori Canapa Italia (Ici) preoccupati per la crisi del comparto che sarebbe conseguita alla decisione del ministro del 27 giugno scorso. «Il collegio dei Giudici - commentano - ha riconosciuto la validità delle nostre argomentazioni rilevando il grave pericolo economico e sociale che l'applicazione del decreto avrebbe comportato, e ha deciso di sospenderne l'efficacia in attesa del giudizio di merito» che avverrà il 16 dicembre.
La concomitanza con il Ddl sicurezza in discussione alla Camera
Il pronunciamento del Tar avviene mentre alla Camera si discute il Ddl Sicurezza, un maxi provvedimento che contiene anche nuove disposizioni sulla cannabis light. Al centro del dibattito un emendamento approvato in piena estate nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia che in sostanza equipara la cannabis light a quella non light, rendendola di fatto illegale. Proprio in quei giorni, la Capitale aveva raggiunto al telefono il presidente di Federcanapa Beppe Croce che ha spiegato come un intero comparto, con questa impostazione, sarebbe sparito insieme a migliaia di posti di lavoro.
«Volontà di mettere il mercato nelle sole mani delle aziende farmaceutiche»
«Solo le farmacie e con prescrizione medica - ha spiegato Croce- potrebbero continuare a vendere i prodotti a base di cannabis. Mentre le aziende agricole per farlo dovrebbero chiedere l’autorizzazione al ministero della Salute» e aderire ad una serie di criteri che renderebbero impossibile il lavoro soprattutto delle piccole realtà. Insieme ai coltivatori e ai negozi che chiuderebbero, le conseguenze riguarderebbero anche i consumatori. «C’è una grande richiesta di cannabis terapeutica - riprende il presidente di Federcanapa - e questo provvedimento toglierebbe la possibilità di usare liberamente molti prodotti come l’olio per i dolori o gli arrossamenti della pelle» o integratori che hanno «proprietà lenitive o che sono molto efficaci per alcune malattie come la sclerosi multipla». Una possibilità che le persone hanno « nella maggior parte dei paesi europei che hanno fatto un percorso legislativo opposto al nostro». Invece, in Italia, probabilmente «c’è la volontà di mettere il mercato in mano alle sole aziende farmaceutiche».
A Roma a rischio 80 negozi e posti di lavoro
Un mercato che in Europa vale 2,2 miliardi nel quale l’Italia si piazza al quarto posto con un indotto di 190 milioni. A Roma sono circa 80 i negozi di cannabis light che, se passasse questa impostazione della legge, potrebbero chiudere. A questi bisogna aggiungere tutti quelli che vendono cosmetici, prodotti erboristici, aromatizzanti a base di canapa. Un intero comparto economico della città si estinguerebbe con la perdita di posti di posti di lavoro e di opportunità per l’agricoltura e il settore energetico.
La decisione del Tar potrebbe incidere sulla discussione in Parlamento ma il Governo smentisce
Dopo il pronunciamento del Tar la situazione potrebbe cambiare e incidere anche nella discussione in Parlamento. Almeno lo spera l’opposizione che da subito ha osteggiato il provvedimento. Quello di oggi «è un atto importante che non solo smaschera il ministro, ma rimette in discussione tutto l'impianto securitario e antiscientifico di questo governo», ha commentato Marco Furfaro, deputato del partito Democraatico secondo cui «l’obiettivo vergognoso era distruggere un settore che va dall'abbigliamento all'edilizia». Per il segretario di +Europa Riccardo Magi «Il Tar del Lazio, confermando che il Cbc non ha nulla a che fare nemmeno lontanamente con le sostanze stupefacenti, smonta tutta la propaganda proibizionista del governo sulla cannabis light e, con questa tempestiva pronuncia, incide profondamente anche su ciò che l'aula di Montecitorio sta discutendo in queste ore, ovvero sulla parte del ddl sicurezza che di fatto cancella con un colpo di spugna l'intero settore della canapa industriale».Ma il governo non è d’accordo tanto che - tramite una nota del dipartimento Politiche antidroga della presidenza del Consiglio -tiene a ribadire «la completa mancanza di connessione fra il ddl in discussione e l'intervento del Tar, che ha peraltro concesso una sospensiva senza entrare nel merito".
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