Arrestato a Roma il mostro di Melbourne: uccise due donne quasi 50 anni fa
È stato arrestato a Roma, dopo una caccia durata quasi mezzo secolo, l'autore di un duplice omicidio che nel 1977 sconvolse Melbourne, in Australia
È stato uno dei «cold case» più conosciuti in Australia, e dopo quasi 50 anni è stato risolto a Roma. La caccia all’uomo in corso da mezzo secolo è finita con l’arresto di un 65enne, conosciuto come il «mostro di Melbourne», di cui la polizia australiana non ha rivelato il nome. L’uomo è accusato per la violenza sessuale e il duplice omicidio ai danni di due ragazze che all'epoca avevano 27 e 28 anni, Suzanne Armstrong e Susan Bartlett.
«Il cold case più lungo e grave dello Stato»
I due corpi, sfigurati dalle pugnalate, erano stati scoperti nella loro casa di Easey Street il 13 gennaio 1977. Il figlio di appena 16 mesi di Armstrong era stato trovato illeso nella sua culla. Le donne erano state viste vive l'ultima volta tre giorni prima. «Fu un omicidio assolutamente raccapricciante, orribile e frenetico», ha detto il capo della polizia di Victoria Shane Patton in una conferenza stampa, definendo gli omicidi di Easey Street «il cold case più lungo e grave dello Stato».
Il «red alert» dell’Interpol
Il sospettato, cittadino greco-australiano, viveva in Grecia dove era protetto dalla legge sulla prescrizione del paese dal 2017. Quindi la polizia australiana ha aspettato che lasciasse il paese fino allo scorso giovedì, 19 settembre, quando all’aeroporto di Fiumicino è scattato il «red alert» dell’Interpol. Così l’Australia potrà avviare le procedure di estradizione. «Non c'è data di scadenza per crimini brutali come questo. Penso che quanto successo in questi giorni ne sia la conferma», ha aggiunto il capo della polizia di Victoria.
Le indagini sul mostro di Melbourne
Nel corso degli anni la polizia è stata aiutata dai «progressi tecnologici», ha detto ancora Patton, che ha rifiutato di fornire maggiori dettagli sulle indagini. Stando a quanto riporta un articolo del quotidiano The Age gli inquirenti avevano deciso di controllare il dna di tutte le 131 persone che comparivano nel fascicolo originale della polizia. Il sospettato era su quella lista e aveva accettato di sottoporsi al test, salvo poi fuggire in Grecia nel 2017. Non solo. L'uomo era stato fermato e perquisito la notte stessa degli omicidi dalla polizia locale: addosso a lui le forze dell'ordine avevano trovato un grosso coltello, ma quello che all'epoca era solo un adolescente non era stato interrogato sugli omicidi poiché la polizia si era concentrata su altri sospettati.
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