Archeologia in realtà virtuale: a via Appia Antica 39 si potrà vivere l’esperienza di scavo in prima persona
Aggiornamento: 20 feb
Grazie alla virtual reality il progetto prevede la possibilità di vivere lo scavo archeologico anche da remoto e interagendo con altri utenti

L’archeologia si rivoluziona a via Appia Antica 39. Presto sarà infatti possibile visitare lo scavo nel primo miglio della Regina Viarum anche con la realtà virtuale, permettendo ai visitatori di trasformarsi in archeologi per un giorno, anche rimanendo comodamente seduti sul proprio divano.
È questa l’idea innovativa all’interno del progetto Meta Versus Culturæ (un’iniziativa selezionata nell’ambito dell’avviso pubblico finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU) ora trasformata in realtà, anche se virtuale.
L’iniziativa e lo scavo di via Appia Antica 39
Il progetto innovativo è l’ultima di una serie di iniziative intraprese dal gruppo di ricerca dell’Università degli Studi di Ferrara, sotto la direzione scientifica della prof. Rachele Dubbini, i cui aggiornamenti sulle attività sono regolarmente pubblicati sulla pagina Instagram appiaantica39.
Il cantiere archeologico, aperto in regime di concessione del Ministero della Cultura e finanziato dalla fondazione Patrum Lumen Sustine - PLuS Stiftung e Associazione L’Italia Fenice, non è infatti solo finalizzato alla ricerca stessa, ma «un patrimonio condiviso "di tutti e per tutti", secondo i principi propri dell'archeologia pubblica», racconta la responsabile degli eventi Chiara Maria Marchetti.
All’interno del sito, continua l’archeologa, è stata portata alla luce «una necropoli dell II secolo utilizzata fino al IV sec. d.C, costituita da monumenti a rito misto e da diverse inumazioni più tarde, per un totale di oltre 50 individui tra incinerati e inumati».
Uno scavo prezioso che racconta tanto della storia di Roma, già da tempo aperto grazie a iniziative come le visite guidate degli Open Day e i «Vivi l’esperienza dell’Archeologia».
In questa serie di iniziative si inserisce la trasposizione del cantiere nella realtà virtuale. «Un’assoluta novità frutto delle nuove tecnologie e degli approcci multidisciplinari» commenta la professoressa Dubbini, che darà la possibilità ai visitatori «di sperimentare l’emozione dello scavo con gli strumenti dell’archeologo ma comodamente da casa».
L’esperienza in realtà virtuale
Per accedere alla realtà virtuale basta indossare un visore 3D. La visita parte quindi in una sala d’accoglienza, giocosamente ricostruita come un tempio romano in chiave moderna dove l’utente riceve un primo tutoraggio sull'utilizzo del visore stesso.
Superato un ponte virtuale sopra il fiume Almone, come se veramente ci si debba recare sulla via Appia Antica, si passa attraverso un arco, per ritrovarsi nella casetta degli attrezzi, punto di partenza della giornata di ogni archeologo.
Qui si collezionano gli strumenti del mestiere, il piccone, il trowel (una sorta di cazzuola) e il pennello, e ci si reca direttamente allo scavo. A quel punto ci si ritrova con i piedi virtuali tra le rovine dell’antico sito funerario, ricostruito in digitale grazie a un’ampia raccolta di immagini prese sul posto.
All’interno del sito archeologico viene quindi data la possibilità di muoversi, di interagire con gli spazi in cui è possibile scavare e infine “scovare” i reperti archeologici presenti.
«Il nostro progetto è nato grazie al supporto del Bando TOCC - Capacity building per gli operatori della cultura per gestire la transizione digitale - volto a promuovere la formazione e la capacitazione degli operatori della cultura attraverso l'uso del metaverso» racconta Erica Vurro, Marketing & Communication Manager di Jdk S.r.l., l’azienda che ha realizzato il progetto.
Un finanziamento concesso che, ricordiamo, non concorre in alcun modo a produrre introiti per Jdk e che i beni e servizi derivanti dal progetto finanziato sono offerti ai destinatari a titolo gratuito.
Questo, continua Vurro, «ci ha permesso di sperimentare nuove forme di fruizione digitale per il patrimonio culturale. Il bando aveva proprio l'obiettivo di incentivare la trasformazione digitale nel settore culturale, e il nostro lavoro si inserisce perfettamente in questa visione, esplorando il potenziale della realtà virtuale come ponte tra passato e futuro».
Le potenzialità per visitatori e studenti
Le potenzialità di questa rivoluzione sono infatti innumerevoli. Oltre a trasformare lo scavo in un sito interattivo e accessibile a tutti, si possono far interagire tra di loro gli utenti, consentendo così anche di organizzare percorsi di formazione a distanza e in presenza allo stesso tempo.
Potenzialità che interessano più in generale l’archeologia. Grazie alla realtà virtuale, infatti, sarà possibile mantenere ciò che per la natura distruttiva dell’archeologia stessa non è possibile preservare, «consentendo di vedere il sito archeologico com’era prima dello scavo, durante l’indagine e nella sua epoca di appartenenza», continua Vurro.

Il tutto senza dimenticare la grande attrattività turistica che il connubio tra reale e virtuale è capace di creare. Come ricordato da Stefano Roascio, funzionario archeologo del Parco Archeologico dell’Appia Antica responsabile del sito Appia Antica 39, l’interazione tra i due mondi nel Mausoleo di Cecilia Metella ha permesso di triplicare il numero di visitatori, aumentando notevolmente anche il grado di soddisfazione dopo la visita.
Il futuro dell’archeologia
Il futuro dell’archeologia, quindi, passa anche e soprattutto dal digitale. Dallo scavo di via Appia Antica 39 se ne vede le potenzialità e si punta ancora più in alto.
«Immaginiamo un futuro - racconta infine Vurro - in cui non solo si potrà visitare un sito archeologico da qualsiasi parte del mondo, ma anche interagire con il passato in modi completamente nuovi, come ad esempio la possibilità di ricostruire digitalmente ambienti scomparsi, vivere il sito in epoche diverse o addirittura partecipare attivamente a scavi e scoperte in tempo reale grazie alla VR e all’AI».
«L’intenzione - commenta la professoressa Dubbini - è dunque quella di perfezionarla e inserirla in parallelo, non in sostituzione, alle attività di fruizione del nostro progetto, sempre nell’ottica un’archeologia “pubblica e partecipata”, al servizio di una comunità 2.0».
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