L’Anpi celebra Gioacchino Gesmundo e don Pietro Pappagallo, martiri delle Fosse Ardeatine arrestati 81 anni fa
- Giacomo Zito
- 29 gen
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Il sacerdote e il professore comunista nati e assassinati a pochi metri di distanza. Entrambi di Terlizzi, paese in provincia di Bari, trovarono la morte alle Fosse Ardeatine per mano delle truppe naziste

Il 29 gennaio Roma e Terlizzi (BA), comune pugliese di 26mila abitanti, si avvicinano nel ricordo di due martiri delle Fosse Ardeatine. In questa giornata di 81 anni fa, il professore Gioacchino Gesmundo e il sacerdote don Pietro Pappagallo vennero entrambi arrestati per mano delle truppe d’occupazione nazista per essere infine trucidati alle Fosse Ardeatine nell’eccidio del 25 marzo 1944.
Come ogni anno dal 2016, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia nella Sezione dell’Esquilino Monti Celio (intitolata al sacerdote) e l’amministrazione comunale di Terlizzi si sono incontrate per le celebrazioni in ricordo delle due figure, accomunate dall’ideale politico antifascista, nonché dal luogo di nascita e da quello della tragica morte.
Non solo idealisti: le storie di attivismo di don Pietro e del prof. Gesmundo
Da una parte un sacerdote, dall’altra un professore approdato al Liceo Scientifico Cavour e iscritto al Partito Comunista Italiano. Entrambi figure di riferimento della Resistenza all’occupazione nazifascista subita dal popolo romano dal 10 settembre 1943 al 4 giugno del 1944.
Il 29 gennaio del 1944 sei uomini armati irruppero nella casa del sacerdote per perquisirla. Don Pietro ha fornito diversi documenti falsi a uomini e donne per fuggire alla cattura dei nazifascisti. La lista di questi documenti, però, non fu mai trovata perché incollata dietro una fotografia della madre defunta.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, dopo l’arresto del sacerdote, fu il turno del professore. «La sua abitazione era, di fatto, la sede de l'Unità clandestina (edizione romana), motivo per cui per lui la sentenza di morte era già stata emessa» ricorda in una nota il sindaco di Terlizzi Michelangelo De Chirico, assente per questioni istituzionali alla celebrazione.

Nella casa di Gesmundo, oltre ai libri e al materiale editoriale, i nazifascisti trovarono alcuni chiodi a quattro punte usati dai partigiani per le azioni di sabotaggio contro i mezzi tedeschi.
«La tentazione a cui tutti noi oggi siamo esposti è quella della dimenticanza - continua la nota di De Chirico -. A volte si dimentica perché è più comodo, ma senza memoria non si cresce. Senza memoria non è possibile sapere da dove si proviene, verso dove si è diretti e a che punto del cammino ci si trova».
La commemorazione
In ricordo dei due martiri delle Fosse Ardeatine l’Anpi ha quindi organizzato una lunga iniziativa per ripercorrere i luoghi in cui i due hanno vissuto. Si è partiti dalla prima mattina in via Licia 54, casa di Gioacchino Gesmundo, per l’apposizione di una corona.
Si è quindi passati a via Urbana 2 per apporre un’altra corona nel luogo dove viveva e dove venne arrestato don Pietro Pappagallo. Le celebrazioni si concluderanno al Liceo Scientifico Cavour, davanti il Colosseo, dove verrà portata l’ultima corona in ricordo del luogo dove il professore insegnò.