Alla stazione Termini il ricordo di Modesta Valenti, la senzatetto che morì nell'indifferenza generale
- Anita Armenise
- 6 feb
- Tempo di lettura: 2 min
Esiste un un mondo di persone che vagano e non vengono viste. Un mondo di persone dimenticate, di esistenze trasparenti che l’indifferenza ha relegato nell’ombra. Sono gli invisibili. Modesta Valenti era una di loro

Esiste un un mondo di persone che vagano e non vengono viste. Un mondo di persone dimenticate, di esistenze trasparenti che l’indifferenza ha relegato nell’ombra. Sono gli invisibili. Modesta Valenti era una di loro. Alle 18:30 è l'appuntamento ricordare alla stazione Termini la donna senza dimora che, 42 anni fa, morì dopo ore di agonia senza ricevere soccorso. L’evento avrà luogo al binario 1, vicino alla targa che ricorda la sua fine, proprio nel luogo dove, il 31 gennaio 1983, perse la vita. La sua morte, segnata dall'indifferenza, ha lasciato un segno nella memoria collettiva della città.
Durante la cerimonia interverranno diverse personalità, tra cui Gian Luca Orefice, Chief Human Resources di Ferrovie dello Stato Italiane, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, e Mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e delegato per la carità.
Modesta Valenti, una storia da invisibile
Di Modesta Valenti non si sa molto. Proveniente da Trieste, aveva vissuto tra difficoltà e sofferenza. Nel 1982, alcuni membri della Comunità di Sant’Egidio la incontrarono vicino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Chiedeva l’elemosina con discrezione, parlando un dialetto friulano che tradiva la sua origine.
La sua storia, raccontata da chi la conosceva, aveva rivelato un passato difficile, segnato anche dal ricovero in ospedale psichiatrico. Non si sa cosa l’avesse portata a trasferirsi a Roma, ma tra i suoi desideri c'era quello di incontrare il papa, una speranza che la spingeva a camminare fino a San Pietro.
La sua morte, avvenuta il 31 gennaio 1983, ha innescato una riflessione sulla disumanità e sull'indifferenza. Dopo essersi sentita male vicino al binario 1 della stazione Termini, Modesta fu ignorata da un’ambulanza che si rifiutò di soccorrerla a causa della sua condizione di «sporcizia».
Per quattro ore, diversi ospedali si rifiutarono di accoglierla, rimpallandosi la responsabilità delle sue cure. Solo successivamente, la Comunità di Sant'Egidio, che l’aveva accolta e sostenuta nei suoi ultimi mesi, si prese cura di lei anche dopo la sua morte. Il suo corpo, sequestrato dall’autorità giudiziaria, rimase in attesa di essere restituito alla Comunità per ben 11 mesi. Solo il 28 dicembre 1983, nella festa dei Santi Innocenti, Modesta fu finalmente sepolta, in un funerale che non vide mai la partecipazione di familiari, ma che testimoniò l’affetto e la cura di coloro che l’avevano conosciuta e amata.