A Roma record di denatalità, in 10 anni quasi il 40 per cento in meno di bambini e bambine
Aggiornamento: 22 ott
Una tendenza che, secondo i dati dell'Istat, riguarda tutto il Paese ed anche la popolazione di origine straniera. Tra le motivazioni: la mancanza di un lavoro stabile, la difficoltà di accesso alla casa ma anche il superamento della famiglia tradizionale e la possibilità delle donne di scegliere se avere o meno figli
In Italia nascono sempre meno bambini e la Capitale non fa eccezione. In 10 anni a Roma e provincia i «nuovi nati» sono diminuiti del 37, 5 per cento. Il trend riguarda anche le famiglie di origine straniera che nel 2013 avevano dato alla luce oltre 6mila bambini mentre nel 2023 sono stati 3686.
Calo drastico di figli in Italia anche tra le famiglie di origine straniera
Secondo i dati dell’Istat «Natalità e fecondità della popolazione residente» riferiti allo scorso anno, si registra un record al ribasso di nascite in tutto il Paese che nel 2023 scendono a 379.890, registrando un calo del 3,4 per cento rispetto al 2022. Questa situazione prosegue nel 2024 tanto che da gennaio a luglio le nascite sono 4.600 in meno rispetto allo stesso periodo del 2023 mentre diminuisce anche il numero di figli per donna attestandosi a 1,20, in flessione rispetto al 2022 (1,24). Se negli ultimi decenni cresceva la natalità tra le famiglie di origine straniera, ora, invece, diminuisce soprattutto nei casi in cui entrambi i genitori non sono italiani: -3,1 per cento di nascite rispetto al 2022 e -35,6 per cento in confronto a 10 anni fa.
Più mamme over 50
Nella regione Lazio nel 2023 sono nati 34292 bambini. Mentre nel 2022 sono stati quasi 2 mila in più. Se raffrontiamo i dati con quelli di 10 anni fa, i nuovi nati erano 52187, oltre 15 mila in più. A Roma e provincia la situazione non è molto diversa: i «nuovi nati» nel 2023 sono 25201 mentre nel 2013 erano 39228 pari il 37, 5 per cento in meno. Inoltre, col passare del tempo, si è alzata gradualmente l’età in cui le donne decidono di avere un bambino. Nel 2023 la maggior parte dei figli è nata da mamme 33enni ma crescono anche le over 50: nel 2013, quando nella capitale si partoriva quasi il 40 per cento in più di bambini, le neo mamme di 50 o più anni erano 30. Mentre nel 2023, sebbene siano nati meno bambini, sono 63.
Motivazioni: il lavoro precario, l'accesso alla casa e la scelta delle donne
La casa dei genitori si lascia, per preferire una soluzione indipendente, in un'età più avanzata rispetto al passato, complice l'allungarsi dei tempi di formazione e specializzazione da parte dei giovani ma anche la difficoltà a trovare un lavoro stabile in un panorama in cui sono sempre di più gli impieghi precari. Queste le principali motivazioni che adduce l'Istat per spiegare i mutamenti in corso a cui si aggiunge il problema dell'accesso alla casa che a Roma, ad esempio, è molto sentito visto l'aumento dei costi di affitto degli immobili. Secondo l'Istituto nazionale di statistica, è rilevante anche il numero di persone che decide volontariamente di posticipare il momento del primo figlio o di rinunciare alla maternità e alla paternità. Un'evoluzione che riguarda soprattutto i cambiamenti culturali in corso grazie ai quali in molti casi viene messo in discussione il modello tradizionale di famiglia ponendo le donne davanti alla scelta di avere o meno dei figli. Un momento della vita che in passato era considerato una tappa pressoché obbligata.
Le testimonianze
Come racconta Stefania, libera professionista romana di 42 anni, quella di non avere figli «è una decisione assunta al netto delle difficoltà oggettive, come può essere quella dell'instabilità del lavoro». Infatti «pensare di avere un figlio significa nutrire il desiderio di maternità ed io non ce l'ho o comunque lo esprimo in altre circostanze. Poter fare questa scelta oggi è una delle più importanti conquiste delle donne». Antonella, 25 anni, giornalista precaria a Roma, invece, vorrebbe diventare mamma tra qualche anno. «Però, perché questo avvenga, ci dovranno essere delle condizioni favorevoli per permettere a tutta la famiglia di essere in grado di mantenere, economicamente ed emotivamente, altre vite». Per Antonella «la preoccupazione più grande è quella di non essere un buon genitore, perchè non tutti sono bravi a insegnare e trasmettere valori, qualità e virtù come si vorrebbe». Valeria, di origine pugliese, da un ventennio residente nella Capitale, tra poche settimane diventerà mamma a 40 anni:«Prima ho voluto realizzarmi professionalmente, comprare la casa e avere una relazione stabile e poi ho deciso di affrontare la gravidanza», racconta. «Tra i fattori che incidono su questa scelta - aggiunge - c'è inoltre la possibilità di contare su un sostegno familiare: noi ad esempio siamo fortunati perché avremo l'aiuto dei nonni». Valeria ci parla anche delle preoccupazioni di dare alla luce un bambino in una città «complessa come Roma dove se hai una buona disponibilità economica puoi permetterti di vivere in una zona centrale con maggiori servizi, in caso contrario la situazione si complica».
Comments