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È morto lo scultore Arnaldo Pomodoro. Con le sue opere ha segnato anche Roma

  • Edoardo Iacolucci
  • 23 giu
  • Tempo di lettura: 4 min

Si è spento alla vigilia dei suoi 99 anni. Il maestro del bronzo spezzato, delle forme geometriche fratturate, ha lasciato un’eredità artistica monumentale. A Roma, la sua “Sfera Grande” davanti alla Farnesina e «Novecento» all'Eur sono tra i simboli più riconoscibili della Capitale

opera di arnaldo pomodoro alla farnesina
La “Sfera Grande” alla Farnesina, Arnaldo Pomodoro, (Mic)

Arnaldo Pomodoro, uno degli artisti più emblematici della scultura contemporanea internazionale, è morto alla vigilia dei suoi 99 anni, ieri sera, domenica 22 giugno, nella sua casa di Milano. La notizia è stata diffusa dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro, guidata da Carlotta Montebello. Il sindaco di Milano Sala lo ha ricordato con parole di emozione e gratitudine, per il lavoro svolto nel mondo e nella sua città, ma anche qui nella Capitale il suo ricordo è indelebile.


L’omaggio eterno a Roma: la “Sfera Grande” alla Farnesina

Anche Roma infatti custodisce un’opera chiave dell’immaginario pomodoriano: la «Sfera Grande», situata nel piazzale della Farnesina, sede del Ministero degli Affari Esteri.

Realizzata in bronzo dorato su una base in marmo bianco di circa 14 mq, la scultura – dal diametro di 3,5 metri – nasce nel 1965 come prima grande committenza pubblica per l’artista. Il progetto rientrava nella campagna di decorazione del palazzo voluta dal ministero dei Lavori Pubblici.


Fu presentata ufficialmente nel 1967 all’Esposizione Universale di Montréal. Da allora, è diventata una delle opere più iconiche del maestro. Come tutte le sue Sfere, anche questa si dischiude, svela l’interno meccanico e frastagliato, rompendo la superficie liscia con fenditure e squarci. Una metafora della verità nascosta sotto l’apparenza, della complessità del reale.

Un monumento silenzioso nel cuore delle istituzioni, che lega Pomodoro alla Capitale in modo profondo e duraturo.


«Novecento»: l’obelisco di Pomodoro che racconta un secolo a Roma

Da Nord a Sud. Oltre alla celebre Sfera Grande della Farnesina, a Roma un’altra imponente testimonianza dell’arte di Arnaldo Pomodoro: la scultura monumentale «Novecento», nota anche come Obelisco Novecento o Monumento al Novecento. L’opera si trova all’Eur, in piazzale Pier Luigi Nervi, davanti al Palazzo dello Sport, dove svetta al centro di una vasca circolare e domina visivamente l’incrocio con via Cristoforo Colombo.


Commissionata dal Campidoglio in occasione del Giubileo del 2000, l’opera è stata inaugurata il 23 ottobre 2004 alla presenza dell’allora sindaco Walter Veltroni. una struttura bronzea lunga 21 metri e larga 7, ispirata agli obelischi egizi e alla torre di Babele, ma reinterpretata in chiave contemporanea. Una spirale crescente, avvolta attorno a un nucleo cilindrico, segnata da incavi, vuoti, solidi geometrici e forme astratte che si legge, come le colonne romane, in una narrazione visiva del secolo scorso, con le sue contraddizioni, i suoi drammi, i suoi progressi, e soprattutto le sue ferite. Durante l’inaugurazione, Pomodoro spiegò:

«L’opera vuole raccontare i grovigli del nostro vivere, ciò che ha significato questo secolo».

Come accade in tutta la produzione dell’artista, anche qui il bronzo è carne e memoria, in un monumento che non celebra, ma interroga il tempo, trasformando uno spazio urbano - e l'entrata in città - in una riflessione aperta. Un altro segno indelebile lasciato da Pomodoro nel tessuto vivo di Roma.


Pomodoro e il linguaggio delle crepe: geometrie e inquietudine

Nato a Morciano di Romagna il 23 giugno 1926, Arnaldo Pomodoro ha attraversato l’intero Novecento tracciando una via del tutto personale. Dopo gli esordi come geometra e orafo, si trasferisce a Milano nel 1954. Da lì inizia un percorso creativo radicale, fatto di forme geometriche spezzate – sfere, dischi, colonne – scolpite in bronzo, piombo, stagno e cemento.

Le superfici lisce e perfette che si aprono su interni complessi e caotici sono il suo segno distintivo. Ogni opera è una “macchina mitologica”, come lui stesso la definiva: un racconto sulla condizione umana, sulla frattura tra essere e apparire.


Un’arte ambientale, da attraversare

Pomodoro non ha mai voluto che le sue sculture fossero semplici oggetti. La sua è un’arte totale e spaziale, da vivere fisicamente. Tra le opere più celebri: “Sfera con Sfera” (1966), “Cilindro costruito” (1968-70), “Colonna del viaggiatore” (1962), fino al monumentale “Ingresso nel labirinto”, ispirato all’epopea di Gilgamesh.

Ha dialogato con l’architettura (come nel Carapace, cantina-scultura a Bevagna per la famiglia Lunelli) e con il paesaggio urbano e naturale. Le sue sculture sono presenti a New York, Parigi, Milano, Roma, Mosca, Dublino, Copenaghen, Brisbane, tra musei, piazze e istituzioni.


Teatro, scenografia e visione

Pomodoro è stato anche un artista di teatro. Ha progettato scenografie per tragedie greche, opere liriche e testi contemporanei. Dalla “Semiramide” all’Opera di Roma (1982), all’“Orestea” di Isgrò (1983-85), fino a “Oedipus Rex” (1988), “Nella solitudine dei campi di cotone” (1992), “Antigone” (1996), e “La Tempesta” (1998). Nel 1992 ha vinto il Premio Ubu per la scenografia.


Un maestro per intere generazioni

Pomodoro ha insegnato arte presso prestigiose università americane come Stanford, Berkeley e Mills College. Nel 1990 ha fondato nel Montefeltro il Centro Tm, per la formazione dei giovani artisti, e nel 1995 ha istituito a Milano la Fondazione Arnaldo Pomodoro, punto di riferimento per la scultura contemporanea in Italia.


Riconoscimenti e premi: una vita onorata dal mondo

Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui Premio Biennale di San Paolo (1963), la Biennale di Venezia (1964) il Carnegie International Prize (1967 il Premio Henry Moore (1981) il Praemium Imperiale per la Scultura (1990) e il Lifetime Achievement Award (2008, San Francisco).


È stato Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana (1996) e ha ricevuto la Medaglia d’oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte (2005), oltre a lauree honoris causa in Lettere (Trinity College di Dublino) e in Ingegneria (Università di Ancona).


Un’eredità viva

Pomodoro lascia un corpus di opere che continueranno a parlare alle generazioni future. Le sue forme geometriche, ferite e solenni, restano testimonianze di un pensiero che ha saputo interrogare la materia e l’interiorità, la città e la memoria.

A Roma, nel silenzio del Piazzale della Farnesina, la sua Sfera continua a dischiudersi: a parlare di un uomo che ha visto oltre l’apparenza, scolpendo il cuore della modernità.

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